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Nottingham non è mai stata così italiana

Cosa ci fanno 30 ragazzi in giro per Nottingham a metà marzo? Ecco la storia della nostra 48 ore nella città che più di tutte le altre, in Inghilterra, parla italiano.

Di Redazione
04/06/2024
Nottingham non è mai stata così italiana

Appena tornati da Nottingham, l'unico pensiero che riuscivamo a fare era: perché è durata così poco?

Effettivamente, la trasferta nella città di Robin Hood è stata quella a livello temporale più corta, ma è stata talmente concentrata in termini di cose fatte e vissute che l'amarezza di doverci salutare dopo appena 48 ore era tantissima.

Per alcuni il ritrovo era all'aeroporto di Stansted, per altri alla stazione di Manchester: in entrambe le città, c'era un transfer pronto ad aspettarli. Un paio d'ore di macchina ed ecco comparire in lontananza il castello di Nottingham, città che trasuda storia da ogni suo angolo, alla quale l'Italia è legatissima per una moltitudine di motivi e che ospita due delle società calcistiche più antiche al mondo.

Prima tappa: il pub. Come da tradizione, ci dirigiamo sulle rive del fiume Trent, con il City Ground in lontananza, a sorseggiare una bella pinta di birra. Il tempo però non è tantissimo, perché nel mentre che continuiamo a conoscerci e prendere confidenza, dobbiamo effettivamente preparare una partita.

Dalle ore 20 infatti, abbiamo affittato lo stadio dell'Alfreton Town, squadra di settima lega che gioca le sue partite casalinghe ad appena 25 minuti dal centro di Nottingham. Lo stadio è british che più british non si può: due tribune hanno ancora i vecchi gradoni, le altre due delle mini tribune più recenti, giusto per dare quel mix tra vecchio e nuovo perfetto  per ospitare una partita di calcio.

Il tempo non aiuta, ma se si vuole l'esperienza british forse è giusto così: dal cielo infatti cade una pioggerellina leggera, ma fitta e costante, che sa tanto di rural England. Sul campo ci si da battaglia, la partita finisce 6-4 tra un gol in rovesciata degno di una copertina di FIFA, giocate di altissimo livello e qualche zappata al terreno che a prescindere tutto non può mai mancare. Il risultato però, è la cosa meno importante: è già un privilegio aver potuto giocare su un campo del genere, figuriamoci se stiamo lì a guardare chi ha segnato cosa.

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Finito il match, il club ci ha preparato cibo e bibite a più non posso, per goderci quello che ci resta di una fredda, ventosa e piovosa serata inglese, dispersi nelle campagne delle East Midlands.

Il giorno dopo, partiamo esattamente come avevamo finito quello precedente: bevendo. Inizia infatti un breve ma fondamentale tour dei pub più vecchi della città, nei quali ci godiamo qualche pinta prima di avviarci a piedi verso Meadow Lane, lo stadio di casa del Notts County. 

È qui che veniamo accolti dal club quasi come se fossimo amici di vecchia data: ci fanno entrare dal cancello principale e ci portano fino al tunnel degli spogliatoi, per farci vivere un'esperienza diversa dalle solite. Costeggiamo il campo prima di salire nella loro "Kop" e prepararci ad assistere al match di campionato contro il Salford City, valido per il campionato di League Two.

Non lo neghiamo: abituati a partite di altro calibro, vedere 30 ragazzi italiani godersi lo spettacolo, interagire con i tifosi locali, sopportare il vento gelido e comunque divertirsi, ci fa abbozzare un gran sorriso. Abbiamo creato tutto questo proprio dare a tutti la possibilità di vivere questi momenti, insieme, esattamente come uno spogliatoio. E vedere le facce soddisfatte di chi partecipa, è la nostra soddisfazione più grande, al di la di tutto.

Finito il match rientriamo in hotel, provati da una giornata dalla gradazione alcolica non bassissima e un vento orizzontale che si è incuneato nelle nostre ossa, ma con il cuore pieno di tutte le emozioni vissute.

La sera chiudiamo in bellezza, riservando un'intera ala del Ye Olde Trip to Jerusalem, il pub più antico d'Inghilterra e simbolo della città di Nottingham, per gustarci la cena di gruppo che conclude quasi ufficialmente la trasferta.

Quando abbiamo pensato a questo viaggio, non pensavamo in nessun modo di andare in overbooking e di dover sbloccare nuovi posti a causa delle troppe richieste, eppure siamo stati costretti. Sapere che l'interesse per il calcio inglese non è solo per la Premier League è un segnale davvero forte.

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